sabato 23 agosto 2008

House of the Invisibles



Titolo originale: 一樓一鬼 (Cu' Xa' Kinh Hoàng)
Paese: Hong Kong
Anno: 2007
Regia: Elfa LEE Cheuk-Chun

Un'afosa mattina estiva poco adatta a qualsiasi attività fuori casa mi ha indotta a recuperare uno dei tanti dvd che prendono polvere sulla mia scrivania e dare una chance a "House of the Invisibles", che già avevo tentato di guardare...senza successo.

La trama, quantomai semplice e scontata, prende vita intorno ad un palazzo di quelli che si vedono ormai troppo spesso nei film targati HK e simili, le cosiddette città verticali, ed ai suoi abitanti decisamente fuori dal comune: macchiette, stereotipi, esseri umani ai limiti della società che arrancano per arrivare a fine mese un po' in qualche maniera o che sbarcano il lunario scommettendo ( e perdendo regolarmente ) su qualsiasi cosa si possa scommettere e ancora malati terminali, senzatetto, prostitute su prenotazione, drogati e perditempo vari. Ce n'è di che creare un'intera encicopedia neorealista.
A tessere le fila dell'orrore (ah che paura, che angoscia, non vi potete nemmeno immaginare...) sembrano essere una vecchia barbona e il letargico portiere testimoni e registi di un complotto ai danni degli ultimi inquilini "vivi" che devono vedersela con un esercito di fantasmi alla ricerca di vendetta, nuovi corpi da utilizzare, riconoscimenti, amore... e chi piùne ha più ne metta.
Quando finalmente tutto sembra essersi sistemato e già si sente odore di "e tutti vissero e morirono felici e contenti" ecco che si ricomincia da capo. E' proprio vero che il lavoro non finisce mai.

Una regia abbastanza banale, una fotografia povera di originalità ed una compilation di effetti speciali degna del filmino della prima comunione faranno storcere il naso agli spettatori più raffinati, ma fanno da cornice ad un film he da banale e scontato riesce comunque a trarre spunti di riflessione non indifferenti che spaziano un po' in tutte le direzioni. Se il finale non lascia adito a dubbi è comunque vero che il commovente epilogo che vede l'uomo represso e la moglie invalida come protagonisti regala una decina di punti in più ad un film che altrimenti soffrirebbe troppo di sindrome della fotocopia.
Carino.

Voto: 5,5