domenica 17 febbraio 2008

Coma


Titolo originale: Coma - 코마
Paese: Corea del Sud
Anno: 2006
Regia: GONG Soo-Chang - 공수창

Coma è una miniserie coreana divisa in 5 episodi.
Quella per gli ospedali, in particolar modo abbandonati, è sempre stata una mia passione..perciò non ho potuto lasciarmi sfuggire questo titolo... senza aspettarmi tuttavia un capolavoro, dato i pessimi precedenti esperimenti.
Tuttavia questo piccolo telefilm mi ha stupita, non solo per l'ottima recitazione di ogni singola comparsa, ma anche per l'eccellente uso degli effetti speciali che, per una volta, non sembrano amare storpiature di tutto ciò a cui siamo abituati. La storia è complessa, piena di colpi di scena e mai scontata, sottile e crudele ma in fondo commovente.
L'intera vicenda prende spunto dalla chiusura di un ospedale e dalla conseguente marea di inghippi burocratici che ne derivano. Un'agente assicurativa viene mandata sul posto, perchè si assicuri che tutto sia in regola, dato che nello stabile c'è ancora una paziente: una giovane donna in coma irreversibile, intorno alla quale si evolveranno tutti gli avvenimenti da qui in poi. Un direttore dedito alla droga, un chirurgo egocentrico con la fissa per l'immortalità, una caposala fredda e manipolatrice, un'infermiera giovane ed ingenua, un inserviente vecchio e malaticcio fanno da corollario alla vicenda, prendendone le redini di volta in volta.
In ogni episodio verremo a conoscenza di nuovi particolari che riguardano non solo l'ospedale ma i protagonisti stessi, esaminati sotto la lente di ingrandimento di un'entità spietata, in cerca di vendetta.
Nessun vero innocente, nessun vero colpevole. Il gioco di rovesciamento dei ruoli ci porta a prendere le difese di una creatura che suo mal grado tenta di sopravvivere (bhè..è un eufemismo) nell'unico ambiente a lei oramai caro: le corsie dell'ospedale che l'ha vista condannare.
Un susseguirsi di colpi di scena, di rimandi, rimescolamenti e di visioni/incubi ci accompagnerà fino all'ultima puntata con l'acqua alla gola, lasciandoci nel dubbio fino alla fine. Ciò che vediamo non è mai completamente reale, non è mai completamente giusto o sbagliato. La vera genialità di Coma sta proprio nello svelare i pezzi del puzzle un poco alla volta, costruendo piano piano un labirinto di scene e di dettagli che è quasi impossibile comprendere alla prima visione. Dietro ogni scena, ogni incontro, ogni frase, si nasconde qualcos'altro.
Penso che si tratti di uno dei prodotti più validi sfornati dalla penisola coreana, a scapito di tutti quei cinepanettoni a cui sembriamo oramai abituati. Ottimo, eccellente, spaventoso, commovente. Potrei spendere ancora un milione di parole, ma credo che tutto si possa riassumere in una semplice osservazione: Coma non è solo un titolo, è uno stato dell'esistenza in cui tutto assume una forma familiare, ma leggermente scostata dalla realtà. Vale la pena di affrontarlo. Se potessi, lo farei ogni giorno.

Il mio voto : 9,5



sabato 16 febbraio 2008

The horrors of the malformed men




Titolo originale: Edogawa Rampo Taizen: Kyofu Kikei Ningen
Paese: Giappone
Anno: 1969
Regia: Teruo Ishii


Questo è un film che fatico a classificare. Si parla di qualcosa che nasce ben lontano da quello a cui siamo abituati, data l'età della pellicola ed il basso budget di cui il regista disponeva.
La storia si evolve intorno alla figura di un medico che, rinchiuso in un manicomio, decide di fuggire e rifarsi una vita. Cercando informazioni sul suo passato, viene a conoscenza di un misterioso fratello gemello, oramai morto, e della sua famiglia: prende così il suo posto, fingendosi cadavere resuscitato e si introduce nella casa e nella vita di queste persone... cosa che lo porterà ad una sorprendente scoperta.
Non voglio svelare troppo per non togliere il gusto della sorpresa, vi basti pensare che come ogni famiglia, anche questa ha i suoi segreti.... e non sono cose da poco.
Più di metà film scorre senza grandi colpi di scena, con una narrazione molto lenta ai limiti dell'insostenibile. Quello che sembra partire come una sorta di dramma in costume si trasforma però in una vera allucinazione visiva, una volta giunti all'ultima parte: l'isola che fa da sfondo a questa seconda metà di film ricorda molto quella di molti horror più recenti, trasformandola in un incrocio tra L'isola maledetta e Holy Mountain. Come dimenticare il padre/santone indemoniato che con le sue movenze alla Jack Sparrow e i suoi bizzarri esperimenti mira a ripopolare il mondo di strane creature?
Bhè, è una pellicola che credo vada vista, anche solo per il valore culturale che assunse in un Giappone che all'epoca non era certamente incline a tollerare tematiche di questo genere (non è un caso che il film sia stato bloccato e poi censurato per molti anni).
Pur presentando effetti speciali da terza elementare ed una recitazione decisamente sopra le righe, è divertente.
Molto divertente. Sempre ammesso di sopravvivere svegli ai primi 50 minuti.
Un consiglio? Prendetevi un pomeriggio libero, munitevi di patatine e mettetevi comodi. Vale la pena di provarci, perchè la scena finale è a dir poco epica (vedi alla voce: esilarante).
Voto : 5

lunedì 4 febbraio 2008

Ikisudama - L'ombra dello spirito


Titolo originale : Ikisudama
Paese: Giappone
Anno: 2001
Regia: Toshiharu Ikeda


Un paio di anni fa Sky decise (non so se volontariamente o per colpa di qualche fattura mal riuscita) di mandare in onda una media di tre film nipponici al mese, propinandoci un po' di tutto. Dopo gli scontati titoloni horror-acchiappapubblico i dirigenti si sono ritrovati con un buco nella programmazione e penso che proprio dalla disperazione sia nata
l'idea di mandare in onda "Ikisudama".
In realtà sono molto grata a cotale congiunzione astrale perchè mi ha permesso di posare gli occhi (le mani erano intente a tirarsi i capelli) su questa perla di..... ma lasciamo perdere e passiamo alla trama.
Il film è diviso in due parti: nella prima una ragazza dagli strani poteri paranormali si invaghisce del solito belloccio della classe e finisce con l'uccidere chiunque gli stia intorno (leggasi: ragazzine minigonnate e scatenate). Il belloccio sconsolato chiede consulenza al fatellino che legge Dylan Dog (bhè non credo che in Giappone ci sia DD..diciamo un equivalente mago dell'occulto) ma ovviamente gli è di ben poco aiuto. Così a colpi di "oh!" , "eh!", "uh!!" e via dicendo, finalmente si arriva al finale.
La seconda storia prende il via poco tempo dopo i fatti della prima e vede protagonista una ragazzina che per sfuggire alla morte (quando i tuoi vicini salgono al creatore nei modi più strani prima o poi lo sai..tocca anche a te!) si trasferisce, manco a dirlo, in un palazzo maledetto. Caso vuole che vicino a lei abiti proprio la sorella del fratellino di cui sopra (non ho ancora capito le dinamiche di questa famiglia... se andiamo avanti così scoprirò che sono cugina di secondo grado per parte di madre) . Da qui è un susseguirsi di scene senza senso e fantasmi di plastilina, per non dimenticare il "namakusamandabasaraaaaahhhhhhhh!" che ancora adesso mi fa lacrimare per le
risate.
Se a tutto questo aggiungiamo la colonna sonora candy-pop del duo Doggy Bag (tengo a precisare che i due interpretano anche il ruolo dei due fratelli) penso proprio che Ikisudama si possa aggiudicare il premio di film più divertente del panorama horror nipponico. Nonostante le storpiature, la fotografia miope, una regia da scuole medie e l'interpretazione insipida di un terzo degli attori... adoro questo film.
Ikisudama non stanca mai, non eccede mai, non eccelle mai, non delude mai. Non promuoverei mai questo film tra i cult del genere ma sicuramente porterei il dvd con me su un isola deserta.
Il mio voto : 6,5/10