giovedì 15 luglio 2010

Creepy Hide &Seek




Titolo originale: Hitori kakurenbo
Paese: Giappone
Anno: 2009
Regia: Masafumi Yamada


Quando giocare a nascondino non è abbastanza...

Chi da piccolo non ha mai giocato con gli amichetti a nascondersi e fare "bu!" ? Benissimo. Ora immaginate come ci si possa annoiare dopo un po'.. e così qualche furbone si è inventato una variante alquanto grottesca: perchè farsi inseguire da un'altra persona quando ci sono tanti fantasmi a disposizione? Il ragionamento non fa una piega, nevvero?
Ecco che allora nasce un sito, con relativa chat e messaggi telefonici (ma dove l'ho già sentita questa storia? ah già.. in millecinquecento film...) dove 6 o 7 disperati si incontrano e scambiano del sanissimo gossip soprannaturale. "Ma come si fa a chiamare il fantasma?" "E se con questo gioco volessi uccidere qualcuno di preciso?" "Che bello che bello adesso infilzo la mia bambola preferita così funziona anche meglio"... e io che ancora mi affido a Facebook.
Ma andiamo con ordine.
Prendere una bambola, sventrarla, riempirla di riso e chiodi, ricucirla, legarla, affogarla, pronunciare le classiche frasi di rito del gioco, accoltellarla (mi chiedo se a questo punto le associazioni di bambolai del pianeta non siano già sul piede di guerra..) e infine nascondersi con un bel beverone di acqua salata nel solito armadio a muro.
Facile no? Ovviamente anche se le istruzioni fossero "respira e cammina" ci sarebbe sempre qualche imbecille incapace di seguirle e Creepy Hide&Seek sembra raccoglierne la crème de la crème.
Morti o scomparsi un bel po' di personaggi, ci si chiede come mai i rimanenti si ostinino non solo a giocare, ma a sminuire il tutto come se fosse un puro scherzetto.
Quello che non riesco a spiegarmi è l'insulso condimento a base di pc che si accendono da soli, maledizioni che sembrano tramandarsi a mò di malattia infettiva e vendette trasversali di bambine morte.. tutte cose che trasformano il film in un minestrone di citazioni e plagi a dir poco imbarazzanti... e soprattutto totalmente inutili e fuori contesto.
Per non parlare poi del finale completamente folle in cui si inserisce perfino una sorta di morale: non sono scomparsi! Sei tu che non hai più il cuore di un bambino e quindi non li vedi! Ma certo. Comodo rattoppare una trama che fa acqua da ogni lato inserendoci un espediente simile.. no?

Non ho trovato un solo personaggio all'altezza del proprio ruolo. Anche perchè in una pellicola del genere è decisamente difficile definire i ruoli stessi: tutti vittime di non si sa cosa, tutti artefici di maledizioni, tutti inseguiti da tutti e nessun filo conduttore che dia una parvenza di verosimilità all'intera faccenda.

Carina la colonna sonora. Le scene di paura di per sè sono ben fatte. Tecnicamente buono e visivamente ben girato, ottime le luci e la fotografia. Peccato che il tutto sia ridotto ad una traduzione grottesca dei classici del genere.

Avrei voluto un po' meno nonsense e un minimo di sostanza.

Voto: 4


venerdì 12 marzo 2010

Tokyo Psycho


Titolo originale: Tôkyô densetsu: ugomeku machi no kyôki
Paese: Giappone
Anno: 2004
Regia: Ataru Oikawa

Yumiko, promettente designer e giornalista, viene perseguitata da strani personaggi e lettere anonime dal contenuto vagamente inquietante ("Tu mi devi sposare") apparentemente scritte da uno sconosciuto.
La sua vita diventa un incubo quando grazie ad alcuni amici ricorda che già in passato (alle medie) era stata oggetto delle attenzioni di un ragazzino psicolabile, in seguito incarcerato per l'omicidio dei propri genitori e sparito dalla circolazione. E se fosse ancora lui?
Grazie all'aiuto di un'amica novella detective scoprirà la verità, anche se a farne le spese non saranno in pochi.
Girato in pochissime locations, claustrofobico e ossessivo, questo film è opera del regista cul Ataru Oikawa, già famoso per la serie Tomie e indiscusso genialoide da thriller fumettistico.
Tokyo Psycho (non si capisce perchè si citi la città, mai nominata nella pellicola) prende vita da una novella, Tôkyô densetsu: ugomeku machi no kowai hanashi, di Yumeaki Hirayama.
Fallisce miseramente nel renderne le atmosfere cupe e psicotiche, anche se il tentativo c'è e si fa evidente soprattutto nella caratterizzazione di Igumi, psicopatico atipico e soprattutto creativo.
Slegate e apparentemente senza senso sono le, poche, sequenze veramente disturbanti gettate a mò di intermezzo in una storia che stenta a farsi inquietante (più che pauroso, sembra tutto esageratamente irritante) ma che acquistano senso se viste dal punto di vista dell'assassino.
Nota di demerito per tutti gli interpreti tranne l'antagonista che sembra genuinamente scappato da un manicomio, perfetto nell'incarnazione del doppio e della schizofrenia ossessiva propria del personaggio.

Visivamente povero, manca di effetti speciali e punta invece sull'ordinario, cercando di calarci nel quotidiano.. un quotidiano ahimè troppo plastificato per risultare credibile.
In sostanza, un film guardabile con ottimi spunti di riflessione che vengono però banalizzati e sprecati. Poteva essere meglio.

Voto: 6




The Unbelievable


Titolo originale: 怪談
Paese: Hong Kong
Anno: 2009
Regia: SaiKeung Fong

Versione cinematografica di una popolare serie televisiva di Hong Kong, The Unbelievable è in realtà una sorta di film documentario di quasi un'ora e mezza.
La troupe della serie tv, non al completo ma quasi, si reca in Thailandia e Malaysia per dare un'occhiata alle credenze e alle usanze del luogo.
Fin qua niente di eccezionale se non fosse che la quasi totalità delle situazioni a cui vengono esposti i protagonisti è o palesemente fasulla e costruita su clichè ormai abbastanza stancanti, oppure decisamente gratuita e inutilmente cruda.
Detto questo, a stomaco vuoto è in realtà una pellicola che sa come conquistarsi attenzione portando lo spettatore in contatto con realtà così lontane e misteriose da risultare affascinanti anche nei momenti più trucidi (un consiglio spassionato: se siete deboli di stomaco, evitatelo come la peste): si passa dall'evocazione di spiriti a pratiche voodoo con tanto di sgozzamenti di varie specie animali, rituali di rinvigorimento sessuale ad opera di santoni ermafroditi e tentativi di esumazione mal riusciti.
A dare un tono tragico, probabilmente per dare una sorta di giustificazione nobile (?!?!?!) al tutto, intervengono le scene iniziali che altro non sono che riprese d'archivio giornalistico della carneficina avvenuta in seguito allo tsunami che colpì l'Oceano Indiano nel 2004.

Visivamente interessante, girato in puro stile documentaristico con riprese dal vivo e conseguente mal di mare per lo spettatore più delicato. Risulta tuttavia guardabile, anche se non eccessivamente brillante.
Attori a volte troppo innaturali ma tuttosommato adatti alle particciole da star televisiva in cui era doveroso calarsi.
Una nota di merito per i tantissimi (e indenni!!!!!) gatti che popolano le inquadrature.
Da seguire fin dopo la "finta" sigla, la scena finale è interessante.
"Paranormal Activity" in versione orientale, con tutto quello che ne consegue.

Voto: 4,5


Dead Air

Titolo originale:
Paese: Hong Kong
Anno: 2007
Regia: Xavier Lee Pak-Tat

Dopo aver aiutato una ragazza fantasma trovata accidentalmente sul ciglio della strada, salvando il bambino che portava in grembo, un produttore televisivo alquanto scapestrato diventa una sorta di star grazie all'aiuto della suddetta fantasmina.
Ovviamente i piani non vanno come previsto e dopo l'iniziale successo ne succedono di cotte e di crude, compresi drammi familiari di sapore quasi nostrano.
Dead Air è un film scontato, ennesimo eco dell'ennesima ragazza morta un tantino alterata che torna per vendicarsi.
In questo caso però mancano sia gli effetti paurosi che avrebbero reso meno tediosi gli 80 minuti di video, sia la profondità psicologica che li avrebbe resi ben spesi.
Una pellicola al limite della stupidità, con poche (pochissime) scene azzeccate, che si salva solo grazie a personaggi minori, siparietti ironici e comici in un mare di mediocrità sia dal punto di vista recitativo che visivo.
Manca di suspance, gli attori sono inadatti (la protagonista sembra uscire da una pagina di vogue più che da un cimitero) e di scarso impatto nonchè costantemente sopra le righe in maniera inequivocabile.
Effetti speciali da scuola elementare e scarso acume nell'uso di luci e stratagemmi tecnici non depongono certo a suo vantaggio.

Noioso, scontato e di poco interesse.
Da evitare. O consigliare in caso di vendetta!

Voto: 3



domenica 28 febbraio 2010

Phobia 2



Titolo originale: Ha phraeng
Paese: Thailandia
Anno: 2009
Regia: Banjong Pisanthanakun - Paween Purikitpanya - Songyos Sugmakanan - Parkpoom Wongpoom


Per quale arcano motivo questo film sia stato intitolato "Fobia" ancora mi sfugge. Cinque episodi del tutto slegati fra di loro, che con le classiche paure non hanno quasi nulla a che spartire. Lo definirei più una sorta di vademecum per il buddhista oscuro fai da te, ma andiamo con ordine prima di trarre conclusioni affrettate (?!?).

Novice
parte come tipico dramma familiare: ragazzino incosciente e teppistello provoca incidente in moto e viene spedito dalla madre in un remoto boschetto della fantasia in mezzo a monaci un tantino scostanti. Trasformato in novello piccolo Buddha andrà incontro al proprio destino (che ovviamente si intreccia con l'incidente, la famiglia e un improbabile fantasma che poco ha dello spirito e molto dell'Ent alla Tolkien..).
Ward si propone meno scontato, riportandoci nell'incubo ospedaliero per eccellenza (l'atmosfera cupa e poco "igienica" già basterebbe, a dire il vero) della notte insonne accanto ad un uomo in coma e alla sua famiglia di adepti poco inclini al dialogo. Anche qui protagonista è un ragazzino un po' troppo curioso che si troverà suo malgrado a incontrare un fato allegramente manomesso.
Backpackers è forse l'episodio meno noioso, ma anche quello più dichiaratamente "occidentale": coppia di autostoppisti giapponesi raccolti da un camion sgangherato si ritrova nel bel mezzo di un incubo splatter zombie anfetaminico. Scontato, sicuramente, ma di forte impatto spettacolare.
Salvage è probabilmente lo spezzone in grado di risollevare le sorti di una pellicola piuttosto deludente. Intensa e tragicamente verosimile, la storia di una donna accecata dal guadagno e dal successo negli affari che, costretta ad affrontare le proprie misfatte, perderà l'unica cosa a cui è veramente legata. Un finale da brivido.
Infine In the middle. Se non fosse inserito in un film che tutto si propone tranne quello di parodiare il genere horror, sarebbe un geniale e divertente racconto dell'assurdo. Commedia degli equivoci, in tono hollywoodiano, con finale a sorpresa (più o meno..).

Phobia 2 è un titolo da non prendere troppo sul serio per almeno il 90% del tempo. Ridicolo, assurdo, mai veramente coinvolgente. Girato in puro stile accademico senza spunti originali o trovate che lo rendano degno di nota. Fallisce perfino nel titolo: avrei trovato molto più adatto un "Karma 2 - la vendetta", piuttosto.
Le storie partono lente, noiose, prevedibili e strapiene di clichè, tentennano nel prendere quota.. ma riescono tuttavia ad intrattenere nella seconda parte del film. Un'agonia di due ore perfettamente evitabile, anche se avete una buona scorta di pop corn e coca cola.
Peccato per alcuni interpreti, tutto sommato decisamente validi.
Non me la sento di sconsigliarlo, ho visto di peggio, ma nemmeno il contrario. Non è un brutto film: è semplicemente evitabile.

Voto: 4