mercoledì 6 maggio 2009
Acacia
Titolo originale: Acacia
Paese: Corea del Sud
Anno: 2003
Regia: Ki-hyeong Park
Film osannato da esperti del settore e dalla critica, stroncato di netto da cultori del genere e fan più smaliziati. Acacia è un titolo che divide l'opinione: o lo si ama o lo si detesta. Non credo esistano mezze misure davanti a un mattone di tali dimensioni (mai parola fu più fuori luogo, dovrei parlare forse di pietra ma mi perdonerete lo svolazzo retorico).
La trama sembra essere il solito dramma trito e ritrito visto spesso in film di tutt'altro genere: marito e moglie in crisi perchè non possono avere figli adottano bambino problematico che sembra affezionarsi alle cose più strane e sviluppare un rapporto decente solo col nonno, salvo poi rivelarsi un tantino più delicato del previsto e ceare scompiglio all'arrivo, decisamente imprevisto, di un fratellino concepito in maniera miracolosamente (ed inaspettatamente) naturale.
Questo farebbe pensare ad un film drammatico, più che horror.. ed è proprio il motivo per cui penso Acacia non sia stato pienamente apprezzato. Lo spunto oscuro non è altro che un pretesto per introdurre tematiche tutt'altro che soprannaturali: l'orrore qui è dato dalla tragedia, dagli imprevisti e dal dolore che ne scaturiscono. Niente è più spaventoso e oscuro di ciò che avviene tra le mura domestiche, spesso teatro di messe in scena così tragiche da venire addirittura rimosse e cancellate dalla storia famigliare. Salvo poi tornare ad infestare la quotidianità degli abitanti, come nel peggiore degli incubi.
Acacia non è un film facile. Non è un film leggero. Non è un film adatto a tutti. Ma soprattutto non è un film dell'orrore: strizza l'occhio ad un genere totalmente alieno, tentando così di giustificare (o fornire false speranze?) l'orrore vero.. quello realistico e reale che molte persone vivono al di qua dello schermo. Pervaso da un perenne senso di malinconia e abbandono, girato in poche pochissime locations, dominato dalle tonalità del giallo (il rapporto isterico con una madre albero), bianco (la morte onnipresente) e rosso (la violenza dell'omicidio ma anche dell'amore e della gelosia) e abilmente recitato da attori perfettamente calati nei loro scomodi ruoli, è un titolo che non mi sento di consigliare a tutti ma che merita molto.
Voto: 8
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