Titolo originale: Gwai Wik
Paese: Hong Kong
Anno: 2006
Regia: Oxide Pang Chun, Danny Pang
Scrivere un libro è un po' come scrivere se stessi, come se una parte della nostra anima si staccasse e andasse a vivere tra quelle pagine, in quegli appunti, su quei foglietti strappati e gettati nel cestino... inutili e dimenticati. Ma nessuno vorrebbe mai sentirsi inutile e dimenticato e per questo a volte i pensieri che scartiamo si ribellano e ci costringono a confrontarci con l'orrore delle nostre azioni. Che lo vogliamo o no.
Si apre allora una porta, un varco che ci conduce là dove vive la fantasia, prima di morire divorata dall'oblìo.
Questo è quello che succede anche a Tsui Ting-Yin, famosa scrittrice di romanzi rosa ora impegnata nella stesura di un libro su fantasmi &co.
Quello che parte come un viaggio nel mondo delle idee scartate e dei ricordi rimossi si rivelerà ben presto una sorta di pellegrinaggio alla riscoperta di sé stessa e di una parte, probabilmente, mai accettata della propria esistenza: quella di madre.
Dopo l'apparente banalità dei primi 20 minuti, il film si apre allo spettatore come un meraviglioso libro (non credo che la similitudine sia un caso...) animato da migliaia di personaggi fantastici e altrettanti incredibili mondi surreali, attraverso i quali Tsui intraprenderà un percorso di rinascita che la porterà ad affrontare i suoi più intimi timori e rimorsi, fino allo struggente e dolcissimo momento finale (mitigato da un'ultima scena probabilmente superflua, ma comunque non troppo inadeguata).
Dopo una serie di capitomboli cinematografici, i fratelli Pang tornano alla ribalta con un capolavoro assoluto; un film che sa unire lo spirito visionario di Lovecraft e Gaiman con l'orrore di serie come Silent Hill e pittori come Bosh, mitigando il tutto con una nota di malinconia e dolcezza. Una tenerezza che colpisce dritti al cuore e accarezza dolcemente un tema di per sè decisamente atroce.
Da vedere. Una, dieci, cento volte.
Voto: 9
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